Il percorso che porta un chicco di caffè dalla pianta alla tazzina, è articolato e prevede diversi processi. Uno dei principali è quello della torrefazione, o tostatura. È proprio durante questo passaggio che il chicco crudo si trasforma ed ottiene le sembianze alle quali siamo abituati e le principali proprietà di aroma e gusto.
La torrefazione è il processo in cui i chicchi vengono inseriti in un macchinario in cui vengono gradualmente scaldati a temperature sempre maggiori. Durante la tostatura, il caffè viene disidratato, ossidato e, in certi casi, perfino carbonizzato superficialmente. L’acqua evapora e il chcicco peserà di meno, aumentando di volume, assumendo il classico aspetto “bruciacchiato”. Il calore oltretutto mette in moto il processo chimico che conferirà le proprietà di gusto ed aroma alla bevanda.
Esistono due diversi procedimenti di torrefazione: a “letto fluido”, oppure a “tamburo rotante”. Durante il primo procedimento, i chicchi vengono investiti per pochi minuti da un getto d’aria caldissima e pertanto vengono tostati solo nella parte esterna. Il secondo metodo invece prevede che i chicchi rimangano più a lungo in uno speciale forno in cui vengono scaldati lentamente e mantenuti costantemente in movimento, a temperature inferiori. È il processo più lungo, ma conferisce maggior omogeneità al prodotto e fondamentalmente il risultato è di qualità superiore.
Ovviamente le materie prime impiegate determinano sostanzialmente la qualità del prodotto finale, ma il sistema di torrefazione adoperato, le temperature scelte e i processi di lavorazione influiscono pesantemente sul risultato.
In seguito al processo di tostatura, avviene quello del raffreddamento, che può sembrare ovvio, ma che in realtà è altrettanto importante, delicato e determinante per la qualità del caffè.