La pausa caffè è oramai ben più di una tradizione consolidata, è un must irrinunciabile per ogni lavoratore. Immaginare oggi un qualsivoglia luogo di lavoro che non offra la possibilità di fermarsi un attimo per sorseggiare un buon espresso o un buon cappuccino, appare fantascienza. Il settore del vending è ovviamente il protagonista principale della sosta dei lavoratori ed il nostro Paese è il capostipite di questa consuetudine divenuta oramai un vero e proprio fenomeno globale.
La pausa caffè è un rituale quotidiano rispettato da milioni di persone in tutto il mondo e sbaglia di grosso chi pensa che possa trattarsi solo di un capriccio dei lavoratori. Ha fatto la sua comparsa nelle fabbriche fin dagli inizi del 900 ed è stato oggetto persino di contestazioni e lotte sindacali. Per la pausa caffè sono stati indetti scioperi e manifestazioni ed a partire dalla seconda metà del secolo scorso la “coffee break” è stata inserita nello statuto di diverse aziende statunitensi come diritto inattaccabile dei lavoratori, a seguito di agitazioni e contestazioni. In Italia, è entrata a far parte del novero dei benefit richiesti, ed ottenuti, dai lavoratori all’epoca dei movimenti operai e delle lotte sindacali. Sempre nel nostro Paese è nato il primo distributore automatico, nel 1961.
Non si deve pensare però che la pausa caffè sia un’alleata soltanto dei lavoratori. Per certi versi lo è soprattutto per le aziende stesse, dal momento che è stato dimostrato che aumenta la produttività e la qualità del lavoro. Non soltanto per i vantaggi che il caffè offre a chi deve affrontare una giornata lavorativa, favorendo la concentrazione ed apportando nuove energie. Ma soprattutto perché rappresenta un’ottima occasione di confronto tra colleghi, che possono scambiarsi pareri, idee ed opinioni, aggirando oltretutto le barriere delle gerarchie aziendali.
Insomma, la pausa caffè è una cosa che viene presa molto seriamente in tutto il mondo. In Svezia moltissime aziende hanno resa obbligatoria la “fika” secondo uno schema ben strutturato: deve durare almeno 15 minuti; deve essere ripetuta più volte nell’arco di una giornata; vi devono prendere parte tutti i dipendenti dell’azienda. Questo schema porta i lavoratori a confrontarsi liberamente, a scambiarsi più informazione e ad appianare più facilmente i conflitti. Il tutto si traduce in un aumento della creatività e della produttività.
Un discorso analogo potrebbe essere affrontato per la “kaffeeklatsch” tedesca, il “tea time” inglese, o il “coffee break” americano. Insomma, ad ogni cultura, la sua pausa caffè che in tutto il mondo significa maggior soddisfazione e resa dei lavoratori.